La misura di tutte le cose

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La misura di tutte le cose

Genere: Storia

Autore: Ken Alder

Edizioni: Rizzoli

Pagine: 638

Le 638 pagine potrebbero spaventare a prima vista (come è successo a me), ma scivolano via velocemente, raccontando un viaggio e una storia lunga circa 15 anni a cavallo tra la rivoluzione francese e l’impero di Napoleone. La nascita del metro è veramente avventurosa e sarebbe stato il culmine di un progetto grandioso: misurare una porzione del meridiano che attraversa la Francia fino a Barcellona. L’idea era ambiziosa: dotare il mondo di una unità di misura uguale per tutti ma non imposta dagli uomini, ma dalla natura, infatti il metro sarebbe stato una frazione del meridiano.

A quel tempo ogni città, paese e qualche volta contadino, misuravano i loro prodotti con unità di misura diverse dal vicino e spesso era figlie della qualità del prodotto. Questo voleva dire confusione e scambi difficoltosi ai quali la classe dirigente dell’ Ancien Regime, intuendo il vantaggio di unità di misura comuni a tutti, voleva rispondere con il metro. La missione viene affidata a due astronomi francesi: Delambre, giovane molto preparato, ma con poche pubblicazioni in carriera, Mechain, più anziano conosciuto e stimato astronomo francese ma sofferente di malinconia. La missione ha come sfondo i forti cambiamenti della rivoluzione francese e dell’impero di Napoleone e ne viene ripetutamente condizionata sconvolgendo più di una volta il lavoro degli scienziati. I risultati di questa missione sconvolgeranno a loro volta il modo di pensare e fare scienza degli intellettuali di tutto il mondo, facendo capire che anche lo scienziato è umano e di conseguenza anche un errore è ammesso e spesso dagli errori o dalle incongruenze nascono scoperte importanti.

Il libro è veramente bello, scritto bene e quello che mi ha colpito è che l’autore ha ricostruito fedelmente la missione, ripercorrendo anche in bicicletta tutto il percorso; inoltre in fondo al libro ci sono più di 50 pagine di riferimenti bibliografici.